Mi alzai quasi di scatto con lo sguardo perso nel vuoto.
Monica aveva smesso di parlarmi e mi guardava con sguardo allibito allora io in un’attimo di lucidità le dissi: “Scusami. Continuiamo dopo. Devo fare una cosa, promettimi di non seguirmi fuori dal locale”.
Non aspettai nemmeno la sua risposta, me ne andai diretto verso la porta, quasi correndo. Perché le dissi quelle parole ? Perché non volevo che mi seguisse? Che volevo fare ?
Ero come intontito, mi sentivo il cervello avvolto nell’ovatta, agivo per istinto.
Uscito dal locale con un leggero affanno, non per la corsa ma per l’ansia e l’adrenalina che saliva dentro di me.
Vidi i 2 uomini e la ragazza dirigersi verso il parcheggio antistante il pub, la ragazza continuava a divincolarsi in maniera quasi impercettibile per un occhio non attento e non chiedeva minimamente aiuto.
Iniziai a correre verso gli uomini, poi mi fermai e iniziai ad andare di passo spedito, non volevo che mi sentissero arrivare, per lo meno non subito.
Avevo nella mano il bicchiere di coca-rum vuoto. Perché lo stringevo ancora a me come se avesse sempre fatto parte integrante del mio corpo ?
Quasi potevo sentirne la sostanza vetrosa e i reticoli cristallini casuali propri di questo materiale trasparente fare parte di me, essere il naturale prolungamento della mia mano.
Mi stavo avvicinando, ero a meno di 5 metri e non mi avevano ancora visto, bene.
La mia agitazione cresceva e il respiro pure.
C’era una macchina parcheggiata male con motore e luci accese. Un terzo uomo ?
Questo dubbio mi fece trasalire, ormai ero a 1 metro dall’uomo che stava stringendo la ragazza, l’altro era poco più avanti.
La macchina si mosse per venirci incontro, sicuramente mi aveva visto.
Un nodo alla gola, l’agitazione, non riuscivo più a respirare.
“ATTENTI D…”
Gridò ai suoi compari l’uomo dalla macchina.
CRAAK !