Finalmente dopo attimi di vuoto totale il mio cervello aveva preso a funzionare.
La presenza della polizia mi aveva totalmente annichilito.
La paura era fortissima, ma finalmente avevo smesso di pensare solo al peggio, in fin dei conti potevano anche non essere lì per me.
Ora il problema più pressante e che mi stava assillando era che non avevo documenti.
Questo aveva un solo significato, anche se non stavano cercando me mi avrebbero comunque fermato per accertamenti e lì avrebbero sicuramente avuto tutto il tempo per accorgersi di chi ero e quello che avevo fatto.
La mia speranza era che trovassero l’interessato prima di me, sempre ammesso che stessero cercando qualcun altro.
Il mio primo istinto era quello di scappare, ma non era minimamente praticabile, avrei attirato troppo l’attenzione, era praticamente un suicidio.
Quindi che fare?
Il bagno?
No, lo avrebbero sicuramente controllato, quindi…
Andare fino in fondo al treno?
Probabilmente era la giusta soluzione per guadagnare tempo.
Decisi di alzarmi e andare verso l’ultima carrozza portandomi dietro tutto il mio bagaglio.
Ma proprio in quel preciso istante venni semplicemente fermato da una semplice e banale domanda.
“Tutto bene?”
Quelle parole pronunciate da Gabriele con una pacatezza innaturale mi riportarono finalmente con tutto il cervello alla realtà .
Mi ero come risvegliato da un sogno ad occhi aperti, dove ero tutto preso a pensare e non stavo minimamente badando a quello che realmente mi circondava.
Arturo stava camminando in maniera nervosa andando dal finestrino interno dello scompartimento a quello del corridoio, per vedere meglio che stava succedendo fuori.
Mentre Gabriele era tranquillo e seduto al suo posto con in mano un tramezzino.
“A dire il vero non mi sento molto bene, ho avuto un sonno molto agitato e questo risveglio mi ha infastidito parecchio.”
La mia risposta così rapida e naturale aveva stupito persino me, ancora una volta in poche ore avevo superato le mie aspettative.
“Forse se mangi qualcosa ti tiri un po’ su, prendi uno dei miei tramezzini.”
Quella sua offerta normalmente avrebbe avuto una risposta negativa da parte mia, non accetto volentieri cibo o bevande da sconosciuti, eppure quella volta le cose andarono diversamente forse anche perché era da un bel po’ di ore che non mettevo nulla sotto i denti e le tutte quelle fatiche avevano richiesto un gran consumo di energie.
“Grazie, lo accetto molto volentieri.”
Risposi a Gabriele accennando un sorriso di gratitudine.
Lui rispose con un sorriso allungandomi il suo tramezzino.
“E tu cosa mangi?”
Gli chiesi io visto che non volevo lasciarlo senza nulla.
“Non ti preoccupare, ne ho un altro.”
Il continuo muoversi di Arturo mi stava infastidendo e stavo per dirgli qualcosa, quando una voce dal fondo del vagone mi precedette.
“Signore, può rientrare nel suo scompartimento? Tra poco verremo anche da lei, stia calmo.”
Era la voce di un poliziotto, erano già giunti nel mio vagone, non potevo più muovermi ora, potevo solo cercare di stare tranquillo e pregare il mio Dio e i miei Dei.