“Ispettore, purtroppo c’è un problema, il treno dovrebbe essere arrivato in stazione da pochi minuti.”
Un tempismo perfetto direi, la fortuna al momento era dalla sua parte, ma non avevo alcuna intenzione di lasciarlo andare così facilmente.
“Se riuscite allertate gli uomini in stazione e cercate di identificarlo, guardate i video di sorveglianza e capite dove potrebbe dirigersi. Dove è la mia macchina per Roma?”
Mi stavo agitando come non mai, mi sentivo legato a quel caso, dovevo capire, ma perché in maniera così ostinata come mai mi era capitato prima?
Sentivo che sarebbe stato il caso della mia vita, quello per cui ero diventato ispettore.
Il poliziotto ormai era uscito già da qualche secondo, io avevo la mente piena di domande da rivolgere a Gabriele ma non riuscivo a sceglierne una, poi ci penso proprio lui a parlare per me, come se già sapesse quello che stavo pensando.
“Non ti preoccupare ho immaginato che ti eri dimenticato i documenti e quindi ho pensato di evitarti brutti grattacapi, tanto hanno già trovato chi cercavano. Certo che non avrei mai pensato che potesse essere Arturo… o per meglio dire Massimo.”
La calma della sua voce era incredibile, io avevo ancora il cuore a mille e lui era tranquillissimo, come se fosse all’ordine del giorno.
Non so come riuscii a ricompormi e proprio mentre iniziai a parlare il treno riprendeva a muoversi verso la sua meta finale, la stazione termini di Roma.
“A dire il vero si, ho dimenticato i documenti a casa e non mi aspettavo certamente una cosa del genere, sarà la mia solita sfortuna. Comunque grazie per l’aiuto.”
“Di nulla, se si può far qualcosa per aiutare gli altri.”
Ormai ero entrato in confidenza i restanti minuti del treno li passammo a parlare del suo lavoro per il vaticano che mi incuriosiva e del più e del meno.
La stazione termini era immensa, veramente imponente anche se purtroppo richiamava molto il tempo del fascismo in cui ne iniziò la costruzione.
Il treno stava per fermarsi, ormai era il tempo dei saluti e io dovevo ancora decidere che fare.
“Salve Gabriele, spero vivamente che ci riveda in futuro, è stato un piacere, anche se il viaggio è stato un po’ troppo movimentato forse.”
“Credo che tu abbia proprio ragione, anzi quasi dimenticavo, per facilitare un nostro futuro incontro se vuoi ti lascio il mio biglietto da visita, così in caso di bisogno puoi trovarmi.”
In caso di bisogno?
Quella frase mi risuonava nel cervello, però i suoi modi mi davano sicurezza e qualcosa mi diceva che tanto che problema c’era a prendere un semplice biglietto da visita?
“Certamente grazie.”
Presi in mano il biglietto da visita e subito rimasi folgorato.
Il simbolo, quel simbolo che tanto mi attirava era lì che mi fissava e io facevo fatica a staccare lo sguardo da quel bigliettino.
Ormai il treno era fermo al fianco della banchina, era ora di andare.
Mi infilai il cappello, presi la sacca salutai con un frettoloso “Ciao” Gabriele, che mi guardava con quella solita faccia pacifica e scesi dal treno mettendo piede per la prima volta sul suolo della mia capitale.