Ogni tanto ricordo ancora quei giorni come se fossero oggi ma ormai son già passati sessant’anni.
Non avevo ancora vent’anni che fui chiamato per il servizio militare, a quei tempi era dura, c’era poco da dire o obbiettare e si doveva fare.
Lo stato fascista era al culmine e la guerra alle porte.
Lo ammetto, non capivo assolutamente nulla di quello che mi stava accadendo, di quello che mi sarei dovuto prepararmi a vedere e fare.
Ancora oggi non so come abbia fatto a passare quel periodo della mia vita e dire che sarebbero dovuti essere gli anni migliori e quelli che mi sarei dovuto ricordare nella maniera più spensierata.
Invece quello che vidi, feci e provai fu così forte ed intenso che mi sembra accaduto solo l’altro giorno.
I sogni mi hanno tormentato per anni prima di lasciarmi un po’ di tregua.
Ma partiamo con ordine, allo scoppio della guerra ero un semplice fante dell’esercito, una mezza tacca, senza ambizioni e voglia, se non quella di tornare a casa.
In un modo o nell’altro riuscii a non essere mandato al fronte fino all’armistizio.
Ero stato fortunato, forse per la mia bella faccia, carattere o puro destino.
Molti miei amici erano stati mandati in Grecia, nord africa e pure Russia, ma io ero rimasto a fare il semplice trasportatore nel cuore del sud tirolo.
Il giorno dell’armistizio i miei alleati diventarono i miei nemici e senza poter far nulla venni preso e portato nella città prigione di Lienz.
Lì iniziò la mia vera lotta per la sopravvivenza.
Fui assegnato ad un gruppo di lavori forzati per la manutenzione della città .
Ero abbastanza fortunato, in fin dei conti ero “libero” di muovermi in città se non era per il coprifuoco e il fatto che non avevo alcuna carta di via per uscire.
Ma le giornate passavano quasi totalmente sotto l’attenta sorveglianza di guardie con fucili e cani che ci badavano, come fossimo esseri pericolosi e soprattutto indegni.
I primi giorni furono tragici, poco cibo, tanto lavoro e mi ritrovai costretto a raccattare qualche scarto nei bidoni della spazzatura.
Le lotte che si scatenavano fra noi per contendersi quel poco e schifoso cibo erano incredibili.
Non credevo che in così poco tempo ci saremmo trasformati in animali pur di sopravvivere.
Solo la nostra comprensione reciproca riusci a farsi largo fra noi per impedirci di scannarci ulteriormente, in fin dei conti in quella situazione noi prigionieri eravamo tutti uguali e dovevamo aiutarci per darci speranza.