Rimasi qualche minuto imbambolato, cercando di capire e pensare, dopo aver sentito quel rumore di spari echeggiare fra le montagne.
Mi sentivo bloccato, spaesato, come dopo un’abbondante bevuta alcoolica.
Infine l’istinto ruppe gli indugi e prese il sopravvento.
Iniziai a correre e correre, avevo il fiatone, il battito accelerato e non riuscivo a pensare.
Avevo paura, sentivo che mi stavano cercando, inseguendo.
Corsi senza meta per qualche ora prima di cadere rovinosamente lungo una piccola discesa.
Fermandomi il mio cuore ricominciò a prendere un ritmo più blando e il respiro da affannoso si tranquillizzò lentamente.
Non mi ero fatto molto male in quella caduta, solo qualche semplice escoriazione lungo braccia e gambe.
Però quella fermata obbligata mi fece ritornare in me e mi resi conto che non stavo seguendo il percorso diretto verso la la mia destinazione finale.
Avevo allungato la marcia!
Dovevo arrivare il prima possibile alla mia meta, mi rimanevano solo 10 ore per il secondo prelevamento.
Non mi fermai a riposare, dovevo scappare e in fretta, ogni parte del mio corpo si sentiva in pericolo.
Arrivai al punto di C dopo 13 ore di incessante marcia fra le montagne.
Ero arrivato in ritardo!
Il buio della notte mi aveva coperto, ma nel giro di qualche ora il sole sarebbe rispuntato all’orizzonte e dovevo attendere altre 15 ore prima del prossimo rientro.
Non avevo certo tutto quel tempo, mi avrebbero raggiunto prima.
Che avrei potuto fare?
Avrei potuto girare a spirale attorno a questo punto per portarmi dietro i miei inseguitori e raggiungere il punto poco prima dello scadere del tempo…
Un rumore metallico bloccò istantaneamente le mie elucubrazioni, erano ancora più vicini di quello che temessi.
Mi guardai meglio attorno, il punto di recupero era nel bel mezzo di una conca naturale fra le montagne circostanti, con una distanza approssimativa massima di 1 km tra esse.
Un imbuto e il recupero era esattamente al centro.
Quale fine stratega aveva scelto quella zona per il recupero?
Una domanda di cui non mi importava certo la risposta, almeno non in quel momento.
Mi misi a sud-est sul lato della montagna, altitudine relativa di circa 4 mila metri o poco più, cercando di mimetizzarmi tra le rocce.
Dopo nemmeno mezzora arrivarono i primi inseguitori da nord.
Come da nord?
Io venivo da sud… Quindi loro non erano quelli che mi seguivano…
I miei pensieri furono squarciati da una forte fitta al cranio che durò per un’eternità.
Non riuscivo a pensare e tenevo a fatica il corpo immobile, le urla di dolore volevano uscire per tagliare il silenzio dell’imminente alba, ma riuscii a trattenerle tra indicibili sforzi.
“Tenente perché mi ha fatto venire fin qui? Sa che sono impegnato ad organizzare la nostra nuova situazione.”
“Maggiore, abbiamo un serio problema. L’attività militare in Tibet si è intensificata. Sembra che il governo cinese stia reprimendo con la forza dissidenti. Il problema è che riteniamo che non sia quello il loro obbiettivo primario…”
I cinesi erano rimasti buoni fino ad ora e non ci avevano intralciato in quella zona dopo gli accordi ombra.
“…Crediamo stiano cercando il ragazzo.”
Sento già la rabbia che mi sale lungo la schiena.
“Stratego! Punta i satelliti sul Tibet e trova la posizione del soggetto UE4117! Tenente, dobbiamo recuperarlo al più presto, missione o non missione.
“Maggiore, l’ultimo rilevamento dava il ragazzo fermo in piena zona di contatto col manufatto, poi ci sono state forti interferenze stratosferiche.”
“Quanto tempo fa? Cosa abbiamo per recuperarlo in fretta con un po’ di copertura?”
“Poco più di 20 ore fa e disponiamo solo dell’elicottero di recupero con la squadra tango di supporto.”
“Soggetto UE4117 rilevato nell’area di recupero dell’operazione Charly Zulu 4 9 2.”
Quella voce metallica è veramente insopportabile.
Come ha fatto quel ragazzo ad arrivare già nella zona di recupero in così poco tempo?
“Facciamo partire subito la squadra di recupero. Non c’è tempo da perdere!”
“Agli ordini Maggiore!”