Gli Dei ritornano – Puntata 89

Ormai sognavo praticamente tutte le notti e ci avevo fatto pure l’abitudine.
Così quando mi svegliai la mattina con la solita sveglia, non feci nemmeno caso a quello che mi era successo durante i sogni della notte, ero preso dalla nuova giornata e dall’idea di una sfida con il sergente usando il dockingmind.
Qualcosa però piano piano iniziava a riaffiorare e così mentre mi lavavo i denti strane sensazioni di ansia iniziarono a venire fuori, poi durante la colazione alcuni ricordi, immagini distorte e buie e la sensazione di essere inseguito.
C’era più gente di quella che pensavo a vedere l’esercitazione tra me e il sergente, la voce doveva essere volata all’interno del centro, ma questo non mi dispiaceva, c’erano i ragazzi, alcuni professori e pure qualche allenatore, sembrava proprio un evento mondano.
“Allora Marco, sei pronto?”
“Certo sergente che sono pronto.”
“Perfetto, allora andiamo a prepararci così ci toglieremo il pensiero.”
Stranamente il sergente sembrava più agitato di me nell’affrontare quell’esercitazione, pensai che fosse per il gran numero di persone che avrebbe assistito così improvvisai una battuta per sdrammatizzare.
“Spero che non mi faccia fare una brutta figura davanti a tutta questa gente.”
“A dire il vero, spero che non sia tu a farla fare a me. Dai, mettiti seduto nella sala 4 che io vado nella 2 qui a fianco.”
All’interno del dockingmind c’era l’assistente del dottor Gervasi che mi stava aspettando per prepararmi.
Io non ero particolarmente ansioso, lo avevo già fatto altre volte prima, però qualcosa dentro di me mi diceva di stare attento e di non perdere la concentrazione.
Nel giro di pochi minuti mi ritrovai immerso in quella realtà virtuale assieme al sergente, in una palestra per essere precisi.
“Bene, ora incominciamo con qualcosa di semplice, ok? Questo non è il mondo reale è un qualcosa di ricreato nella nostra mente. Praticamente tutto questo serve per ingannarci, non esiste.”
“Ok, mi sembrava ovvio.”
“No, non è ovvio perché non basta per capire. Tutto questo è creato da tutti quelli che vi interagiscono, quindi lo si può plasmare.”
“Plasmare? Cioè lo si può cambiare?”
“Più o meno, diciamo che ci si può muovere più liberamente che nella vita reale. Ma forse è meglio iniziare il combattimento e capirai meglio.”
Mi sembrava di stare dentro a Matrix, uno dei film che adoravo, anche se avevo la percezione del mio corpo seduto nel dockingmind.
Iniziammo a combattere, qualche scambio di colpi e finte ed ero già a terra senza aver capito che era successo.
“Scusa, ma mi hai ascoltato prima o no?”
Percepivo un lieve dolore alla spalla sinistra, ma era più un solletico che altro, eppure avevo ricevuto una botta non da poco se fossimo stati nel mondo reale.
“Si, ma non capisco, c’è qualcosa di strano, non lo so spiegare, ma non mi ci trovo a combattere così.”
“Riproviamo dai.”
Altro scambio di colpi e finte e nuovamente ero a terra.
“Prova a rilassarti.”
Mi sentivo demoralizzato, non riuscivo a capire dove sbagliavo e perché non riuscivo, in fin dei conti nella realtà il sergente era sempre preoccupato quando doveva allenarmi.
“Forse vedendolo capisci meglio.”
Nel dirlo fece un salto contro la parete davanti a me.
Rimasi a fissarlo un po’ in quella strana posizione, aveva entrambi i piedi appoggiati alla parete ed era perfettamente disteso verso il centro della palestra, solo che era sollevato dal pavimento di qualche metro.
“Ora hai capito?”
In quel momento sentii un brivido lungo la schiena, quella reale, qualcosa non mi tornava, mi stavo agitando, parte del sogno notturno iniziava a riemergere.
“Forse è meglio che usciamo.”
“Perché? Abbiamo appena iniziato.”
Mi girai di scatto verso destra, mi sembrava di aver intravisto un’ombra, ma nulla.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
“USCIAMO!”
Gridai con tutto il fiato digitale che avevo in gola, ma potevo sentire la contrazione della mia vera gola che provava di assecondare il cervello.
Istintivamente caricai un pugno e colpii il suolo su cui appoggiavo, non provai dolore, ma vidi il pavimenti incresparsi e iniziare ad ondularsi dal punto che avevo colpito.
Un’ombra molto tenue si mosse davanti cercando di allontanarsi.
Al successivo battito di ciglia mi ritrovai scollegato dal dockingmind con il dottore già al mio fianco.