Quella notte non riuscivo ad addormentarmi, continuavo a rigirarmi nel letto e a pensare, non tanto alla finale del giorno dopo quanto alla semifinale.
Ero avvolto da quelle emozioni, la sensazione che ho avuto riportando a galla Irina, escludendo la successiva pizza in faccia, le avevo già provate prima , solo che mi sembravano così lontane da sembrare quasi sconosciute.
Tra quell’agitazione ecco come un fulmine apparire il volto di Monica, cosa stava facendo in questo momento, cosa pensava? Mi mancava, sentivo l’assenza del suo sorriso, della sua voce e delle lunghe quanto assurde chiaccherate su qualsiasi argomento dello scibile umano.
Poi un dolore insostenibile, quello dei ricordi del mio essere adolescente che si riaffacciavano puntualmente spazzando via ogni speranza riguardo certi pensieri.
Io non ero nessuno, sebbene in quel momento fossi in una situazione assurda e incredibile, continuavo a non essere nessuno con l’aggravante che ero pure morto per tutti quelli che mi conoscevano prima.
Decisi di alzarmi dal letto, Fulvio non era ancora rientrato in camera, probabilmente questa volta era il suo turno di fare quel servizio di guardia di cui nessuno mi voleva parlare.
La vista dal balcone della stanza era bellissima, non c’erano praticamente luci artificiali e l’unica fonte di luce erano le stelle con la luna ormai ad un giorno dalla sua completa pienezza.
Il rumore della risacca delle onde e della lieve brezza marina che pettinava le foglie degli alberi mi stava facendo rilassare moltissimo.
Una sagoma in riva alla spiaggia sembrava mi fissasse, non riuscivo a capire chi fosse e la curiosità prese il sopravvento.
Rientrai in stanza e come ero vestito, magliettina e pantaloni della tuta, decisi di scendere a verificare chi fosse.
Uscito dalla stanza nessuna luce, nessuno ad aspettarmi, mi aspettavo qualcosa di più per la mia sicurezza, ma forse mi stavo facendo dei viaggi su tutta quella situazione.
Arrivato in riva alla spiaggia quella sagoma era sparita.
Rimasi lì qualche minuto a guardare il mare per capire se ero io ad aver avuto un’allucinazione o meno, poi mi voltai di scatto, avevo sentito qualcosa alle mie spalle.
In un stavo rotolando sulla spiaggia avvinghiato al corpo del mio aggressore.
“Ora mi devi ridare la rivincita però.”
Irina! Non sembrava una vera lotta a dire il vero, non ci stava mettendo forza e convinzione, così io mi adeguai istintivamente al suo gioco.
“Se vuoi possiamo metterci d’accordo su dove, come e quando.”
La posizione in cui ci fermammo involontariamente pochi istanti dopo fu veramente divertente a ripensarci, lei con la schiena sulla sabbia e io sopra di lei che le tenevo i polsi al fianco della testa e le gambe divaricate con le mie.
“Forse però sarebbe il caso di evitare certe posizioni no?”
A quella frase mi resi conto di come eravamo messi e avvampai dall’imbarazzo mollando subito la presa e spostandomi di lato.
Per fortuna che c’era solo la luce della luna, dovevo essere viola in volto.
Rimanemmo lì, uno a fianco all’altro a guardare il mare per qualche minuto finché senza rendermene conto dissi una cosa che non mi sarei mai aspettato.
“Vuoi venire su in camera mia? La vista è molto migliore.”
Annuì semplicemente e poco dopo eravamo a guardare il panorama dalla mia camera, nessuno ci aveva fermato, a dire il vero non avevamo visto proprio nessuno, che cavolo stava succedendo?
In quel momento non è che avessi tanta voglia di pensarci, stavo vivendo uno di quei momenti che non mi sarei mai dimenticato per tutto il resto della mia vita.
La quiete della notte fu interrotta dal sussurro della voce di Irina.
“Non pensavo che qualcuno sarebbe riuscito a battermi in questo torneo. Mi alleno da quando avevo 12 anni a ritmi e livelli molto elevati, ci tenevo a vincere e poi sei arrivato tu e mi hai battuto. A proposito, a te chi l’ha insegnata la mossa delle 5 dita?”
Nel frattempo Irina mi si era avvinghiata al braccio e io iniziai ad agitarmi.
“A dire il vero l’ho vista per la prima volta quando l’hai usata tu con me. Sarò stato fortunato.”
“Mi stai prendendo in giro vero? Non si tratta di fortuna, per fare quella mossa ci vuole una precisione e controllo estremo, forse i tuoi lunghi allenamenti ed esperienza…”
Potevo sentire la sua voce alterarsi e la sua presa sul mio braccio allentarsi. Mi sentii un senso di malinconia scendere addosso.
“Sei mesi fa la mia vita è cambiata, prima ero uno come tanti, senza tante pretese o interessi e poi sono morto. Ovviamente non davvero, ma per tutto il mondo io ora non esisto più. Io non so più chi sono.”
Non ho ancora capito il perché ma lei mi abbracciò così forte che avevo difficoltà a respirare.
Una lacrima iniziò a scivolarmi lungo la guancia, lei mi guardò fisso negli occhi, sorrise e poi mi baciò.
Un bacio che mi diede una scossa incredibile a tutto il corpo.
Senza che me ne rendessi conto mi ritrovai ben presto avvinghiato a lei sopra il mio letto.
Una notte che non dimenticherò mai.