Altro che okonomiyaki!
Mi son fatto convincere con la forza da Mazza ad andare a mangiare in un ristorante di cucina kaiseki che per chi non lo sapesse è la cucina d’elite giapponese.
Aperta la guida abbiamo trovato quello meno caro e ovviamente meno fine, ma pur sempre bello, il Kitcho.
Ci eravamo già un po’ preparati psicologicamente, ma quello che ci siamo trovati a dover affrontare è stato ben più arduo di qualsiasi peggior eventualità che potevamo aver ponderato.
Abbiamo ordinato il menu meno costoso, solo 6930 yen, che comprendeva 3 portate non completamente identificate.
Non sapevamo come comportarci, con le portate, ma non potevamo rifiutarci di arrivare fino in fondo, pena l’espulsione diretta dal Giappone con il divieto di rientrarci.
La prima portata è stata una serie di pesciolini non ben identificati dal sapore abbastanza neutro ma accompagnati da una salsina piccante al concentrato di limone.
La cameriera già mi vedeva in difficoltà, ho dovuto lasciare lì qualche verdurina perché proprio il mio stomaco si rifiutava di accettarla, mazza invece è riuscito a finire tutto, anche se ha usato il sake per tocciarci dentro un pesciolino.
La seconda portata è stato un non meglio identificato pallozzo di gamberetti immerso in un brodo con delle alghe e verdure che mi hanno ulteriormente indisposto lo stomaco.
Mazza anche lì è riuscito a terminare mentre io ho dovuto desistere lasciando lì un po’ di brodo.
Ed infine è arrivata la terza portata, un qualcosa di indescrivibile a parole o con una foto, un’accozzaglia di sapori che proprio non riuscivo a buttare giù.
Abbiamo pure rifiutato la forchetta continuando stoici con le bacchette.
Il cubo del mistero, così da noi soprannominato è stato quasi totalmente finito da mazza mentre io ho dovuto desistere a 3/4 perché proprio il mio stomaco si rifiutava di accettare altre di quelle portate.
C’è da dire che avevo iniziato dal cubo meno invitante, che si è rivelato essere più ostico del previsto e che probabilmente mi ha reso la vita più difficile per le portate successive.
Alla fine siamo usciti sulle nostre gambe dopo aver salutato entrambi con una frase di rito standard e molto aulica che mazza si era segnato (forse ci hanno lasciato andare via vivi solo per quello).
Ora che ho provato pure questo devo dire che mai sano di mente tornerò a mangiare tale cucina che reputo seconda solo a quella francese in una lista di cosa sia immangiabile per me.
Adesso dopo un digestivo e una bella passeggiata, meglio che vada a dormirci su.