“I livelli neurali sono sopra la soglia di rischio.”
“Non riesco ad interfacciarmi per analizzare i programmi in esecuzione.”
“I sensori interni al docking mind mi danno strane letture. La luminosità è aumentata del 3% e il livello di radiazione è 5 volte quello naturale in aumento.”
“Dottore, cosa sta succedendo!”
La faccia del Maggiore era visibilmente alterata.
“Non ne ho la più pallida idea. Sembra il ripetersi della scena dell’oratorio ma le circostanze sono notevolmente differenti.”
“Cosa possiamo fare?!”
“Maggiore, dobbiamo andarcene tutti da qui e sigillare…”
Nel dire quella frase il dottore si diresse rapidamente verso una serie di boccette etichettate e ne prese due.
“Posso provare con una soluzione di iodio mista ad H2j, ma non so se il sistema di inoculazione del docking mind sia ancora attivo.”
“Proceda! Tutti fuori, subito! Attivare la procedura di isolamento di questa sezione.”
All’improvviso una fitta alla schiena fece cedere le mie gambe facendomi accasciare su di un pavimento che non vedevo ma potevo percepire, il mio respiro si fece sempre più affannoso, potevo ancora percepire e intravedere un minimo chi mi stava davanti.
La paura atavica che provavo potevo paragonarla solo a quella di una formica davanti ad un piede umano che senza rendersene conto la sta per schiacciare.
Quella paura mi stava bloccando, non riuscivo a pensare.
Una stretta al braccio poi una al collo, il respiro iniziava a mancare e io a cedere, potevo sentire il respiro di chi mi stava davanti e la sua soddisfazione.
Anche se ormai ero in balia degli eventi mi stavo rendendo conto che stavo affrontando qualcosa che andava oltre tutto quello che conoscevo, ma era comunque come se sapessi chi avevo davanti e quello che voleva farmi.
Improvvisamente tutto cambiò radicalmente, il respiro ritornò regolare e non sentivo più dolore, ero anche in un luogo che potevo finalmente identificare, il centro del mio paese presumibilmente in una giornata di mercato come tante.
Quella sensazione di ansia però era ancora presente in me e quell’ambiente mi sembrava tanto un sogno.
Mi sentii richiamare con un tocco sulla spalla sinistra, mi voltai e vidi Ste che mi guardava con un volto molto preoccupato.
“Non puoi stare qui, devi scappare, nasconditi, non devi farti trovare.”
Detto questo si girò in fretta e iniziò a correre in mezzo alla folla.
Non le corsi dietro anzi inizia a guardarmi attorno per decidere il da farsi.
Cosa dovevo fare?
Non potevo certo scappare, ero pur sempre dentro al docking mind e dovevo trovar il modo di uscire.
Iniziai a muovermi tra la folla cercando di far perdere le mie traccie e trovare un luogo tranquillo in cui poter pensare alla mossa successiva.
Mentre mi muovevo però mi resi conto di sbagliare tutto il mio ragionamento.
Quell’ambiente era per me l’ideale per nascondermi, ma non ero io ad averlo creato e non lo aveva fatto nemmeno chi mi voleva fare del male.
Quindi se Ste veniva trovata il castello di carte sarebbe imploso e il mio diversivo saltato.
Correvo all’impazzata cercando Ste, mentre vedevo sempre meno gente, meno sfumature nel cielo e meno edifici.
Quel mondo stava implodendo, forse Ste era già stata trovata.
Non feci in tempo a voltare l’angolo che mi ritrovai davanti la sagoma di Baldini, ma non era certamente lui, solo un’avatar di chi mi stava dando la caccia.
Ste era agonizzante in fin di vita ai suoi piedi.
“Io non potrò scappare, ma adesso tu mi hai veramente rotto.”
“E cosa vorresti fare Massimo!”
Il ghigno nel suo volto era palese, e mi fece ancor più montare la rabbia dentro.
Continuavo a ripetermi che non dovevo aver paura perché tanto potevo solo morire quindi la paura sarebbe stata inutile.
Mi lanciai contro la sagoma di Baldini proprio mentre dentro di me sentivo crescere un calore immenso assieme ad una rabbia di una vita.
Il volto di Baldini iniziò per la prima volta a preoccuparsi proprio prima che quel mondo si dissolse definitivamente facendoci piombare nel buio nulla più assoluto mentre lottavamo uno avvinghiato all’altro.
In quel momento, mentre lo sentivo ansimare e dimenarsi perché stava soffrendo percependo la sua fine, ecco che sentii le mie forze venire inspiegabilmente meno.
Aprii gli occhi di botto e facendo anche un profondo respiro prima di capire che ero nel mondo reale all’interno del docking mind.
“FANCULO! Perché mi avete staccato adesso!”
Furono le prime parole che pronuncia mentre mi staccavo dalla macchina.