Raffaele si alzò per andare a rispondere al citofono.
“Venite pur su, pensavo vi foste dimenticati.”
“Se sono di troppo Raffaele, tolgo il disturbo.”
Volevo cercare di svicolare per capire con più calma la situazione, ma in quel periodo mi sentivo limitato nel fare certi ragionamenti rapidi.
“No, non ti preoccupare, sono solo alcuni ragazzi che volevano parlarti e dirti la loro su quello che ci ha spinto ad agire in questo modo. Però tu non mi hai ancora risposto, ti andrebbe di conoscere una persona?”
Non potevo certo continuare a prendere tempo, così risposi nella maniera più evasiva possibile.
“Se può essere utile per il mio lavoro non vedo perché no.”
Un sorriso comparve sulla faccia di Raffaele.
“Ciao Raffa.”
Quella voce io la conoscevo era quella di Monica.
Sentii per un attimo un brivido lungo tutto il corpo.
Dopo Monica entrò anche Nicola, Filvio e altri che conoscevo bene.
La situazione si stava facendo più complessa del previsto e iniziavo a dubitare di poter reggere il gioco.
Fulvio intanto stava in disparte e ascoltava la nostra discussione che proseguì per qualche ora.
Prima di congedarmi e lasciarli discutere fra loro Raffaele si voltò verso di me e mi disse una cosa che non mi aspettavo.
“Spero che tu abbia raccolto abbastanza materiale per il tuo articolo e mi piacerebbe che tornassi qui questo sabato per le 12 così ti farò conoscere quella persona.”
“Credo che non ci siano problemi. Grazie ancora. Arrivederci.”
“Ciao Marco.”
Mi salutarono tutti in maniera quasi corale e la cosa non poteva che farmi piacere ma anche male.
Mi sentivo a casa ma non ero a casa, ero sospeso tra due mondi nessuno dei due realmente mio.
Fulvio mi accompagnò fuori per dirmi alcune cose.
“Tutto a posto Marco?”
“Diciamo di si, anche se è più dura di quello che pensavo. Rivederli mi ha smosso ricordi e atteggiamenti che ho faticato a non ascoltare.”
“Credo che sia normale e non vorrei certo essere al tuo posto, ma sei sicuro di voler continuare?”
Quella domanda mi colse di sorpresa e risposi meccanicamente senza pensare.
“Ora più che mai, ho uno scopo identificabile nelle facce e nei pensieri di ognuna di quelle persone.”
Fulvio mi guardò in maniera un po’ strana e poi proseguì dicendomi tutto il resto.
“Marco, dal centro mi hanno chiesto se puoi andare a fare qualche esame di controllo, avrebbero bisogno di sapere come stai.”
“Fulvio, sto benissimo, non ti preoccupare e poi ora ho tutto quello che mi serve.”
“Penso che abbiano anche una missione da affidarti, ma non mi hanno detto altro. Almeno chiamali.”
“Forse lo farò, ma adesso sono io che decido quello che devo fare e il centro è in secondo piano.”
“Ma non ti sembra di esagerare? In fin dei conti ti hanno dato un’altra possibilità.”
“Tu non hai idea di quello che mi hanno fatto realmente e a dire il vero nemmeno io, ho solo un insieme di dati confusi e non rassicuranti che però non comprendo ancora appieno e i miei primi tre anni di vita sono totalmente assenti. Fulvio, dubita sempre, non lo hanno insegnato anche a te durante l’addestramento?”
Fulvio mi guardò pensieroso e dubbioso mentre mi allontanavo.
“Salve Maggiore. Fulvio mi ha detto che mi cercavate per una missione.”
“Grazie per avermi contattato, a dire il vero il dottor Gervasi vorrebbe anche farti qualche esame approfondito visto che abbiamo rilevato dei seri cambiamenti dall’ultima volta.”
“Forse non ha capito che io sto benissimo e che non faccio più parte del Centro. Ora come ora non mi interessano le vostre missioni, ho altro da fare.”
Ma come fa a non capire che vogliamo aiutarlo e non comandarlo.
“Invece l’ho capito solo che il dottore vorrebbe stare tranquillo riguardo al tua situazione. Poi ci sarebbe da fare da scorta ad una persona con dati importanti dal Brasile a noi. Se mobilitiamo…”
“Le ho già detto di no quindi non insista. Ho altro da fare.”
“Se intendi andare a trovare la famiglia dell’ispettore Galimberti, credo che possa aspettare…”
“Avete già scoperto un po’ di cose, meglio così. Il problema è che per voi ci sarà sempre un problema da risolvere o un’emergenza da placare. Ora però decido io e finché non avrò messo bene assieme i vari pezzi sul mio e vostro passato non penso che vi ascolterò più di tanto. Saluti.”
Che rabbia! Ha riattaccato senza farmi finire. Almeno ho avuto conferma delle supposizioni che avevo fatto.
Deve esserci per forza un problema, non sarebbe potuto cadere in un tranello così vecchio se fosse al cento per cento.
Forse ha pure visto i dati del Centro su di lui e può aver frainteso e/o scoperto i metodi di Baldini.
Filippo deve assolutamente visitarlo approfonditamente e dirmi anche quali documenti del Centro potrebbe aver visto, non c’è molto tempo.