La mattina dopo eravamo a Roma.
Fulvio aveva lasciato al macchina in un posto sicuro del Centro che si ricordava, eravamo praticamente in centro.
Verso le 10 della mattina arrivammo all’inizio di via 24 maggio a non più di 300 metri dal palazzo e la via era totalmente deserta, anche dalle autovetture.
La piazza e le vie limitrofe al quirinale erano state totalmente bloccate al traffico, alcuni militari erano sparsi dietro dei muretti antintrusione che creavano dei varchi limitati per il passaggio.
Il vessillo presidenziale era alto sul pennone del Quirinale.
“Interessante accoglienza.”
Il tono pacato dell’affermazione di Raffaele nascondeva meglio del suo volto accigliato le sue reali preoccupazioni.
Raffaele iniziò a camminare verso il palazzo e noi ci accodammo seguiti con lo sguardo da molti poliziotti e militari.
La sensazione non era proprio delle migliori, sembrava di essere un topolino che si infilava volontariamente in una tana piena di gatti che lo stavano aspettando famelici.
A pochi metri dal varco Raffaele si fermò guardando un maresciallo dei carabinieri più avanti degli altri che sembrava lì ad aspettarci.
“Allora? Che vogliamo fare?”
L’accento del maresciallo era chiaramente siciliano sebbene provasse di mascherarlo.
“Mi scusi maresciallo, non ho un appuntamento con il Presidente, ma vorrei comunque parlargli, posso passare per andare a chiedere informazioni su come fare?”
La voce di Raffaele era pacata e rassicurante, forse anche un po’ reverenziale verso la figura con cui stava parlando. Il maresciallo a quelle parole però era visibilmente trasalito anche se cercava di contenersi, come se quei modi gentili di Raffaele lo avessero irritato più di un vibrante alterco.
“Quest’area come può vedere è interdetta alle persone non autorizzate e lei non mi sembra essere autorizzato. Dovrebbe allontanarsi.”
“Certamente, ma se posso avrei una domanda, come faccio ad ottenere l’autorizzazione?”
Il maresciallo sembrava sempre più irritato da quella situazione e prima di parlare inspirò un gran quantitativo d’aria nei polmoni.
“Non sono cose che mi è dato sapere. Allontanatevi per piacere.”
“Grazie di tutto.”
Raffaele si girò indicandoci di ritornare sui nostri passi. Estrasse il telefonino dalla sua tasca e iniziò ad usarlo quando Fulvio lo interruppe con una domanda.
“E adesso cosa facciamo?”
Raffaele alzò lo sguardo verso di lui, accennò un breve sorriso e poi disse: “L’unica cosa che possiamo fare, aspettare.”
Effettivamente era proprio l’unica cosa che potevamo fare, eravamo in una netta situazione di stallo dove però eravamo noi a tenere il coltello dalla parte della lama. Non dovevamo dare alcun pretesto alla parte avversa.
“Maggiore è sicuro della sua scelta?”
“Certo Tenente, non c’è altra soluzione, la situazione è troppo critica. Il Centro deve rimanere deserto. Io e il dottore rimarremo in Struttura per monitorare la situazione e garantire il funzionamento primario.”
“Il sergente Terzi ha fatto richiesta di rimanere a presidiare l’area con alcuni uomini fidati.”
Lo sguardo del Maggiore era inequivocabilmente contrariato da quella affermazione.
“Dica con il sergente che deve obbligatoriamente abbandonare l’area, è un mio diretto ordine. Anche i militari italiani se ne sono andati, richiamati a Roma, quindi non dovrebbero esserci assolutamente problemi.”
“Provvederò signore. Un’ultima cosa, non riusciamo a trovare lo Yak.”
Questa volta il volto del maggiore, come quello del tenente, sembrò estremamente rammaricato.
“Non abbiamo più tempo per cercarlo. Parta con tutti gli altri per l’aeroporto di Ciampino che è ancora sotto la nostra influenza.”
Dopo quelle parole il tenente si congedò e uscì dalla stanza. Il maggiore si voltò verso la finestra da dove si mise a contemplare la luce diffusa che permeava Struttura. Il suo sguardo era come perso nel vuoto cosmico.
“Colonnello non può usare tutti i soggetti attualmente compatibili in questa missione. Il rischio è troppo elevato.”
“Stia zitto lei! Stiamo provvedendo a stabilizzare altri soggetti. Abbiamo assolutamente bisogno di tutte le forze necessarie per schiacciare i nostri avversari. Ora poi che tutto sta volgendo a nostro favore dobbiamo afferrare l’occasione. Voglio 3 soggetti operativi sugli X-501 e due a terra di supporto. La partenza verso il nostro obbiettivo deve essere la più rapida possibile.”
Il Colonnello Baldini sembrava esaltato ed inebriato da quanto stava per accadere e nessuno dei suoi sottoposti osava contraddirlo.
“Farò eseguire i suoi ordini Colonnello.”