Agorà

Ho guardato questo film così senza troppe aspettative ma mi sono subito ricreduto.
Non si tratta certamente di una fedelissima ricostruzione storica poiché alcune cose sono incerte, ma il senso rimane ed è più che convincente e razionale.
Si tratta di un film incentrato su di uno dei momenti chiave per le religioni nel mondo.
Tutto ambientato ad Alessandria d’Egitto nel quarto secolo dopo Cristo, dove si incrociavano contemporaneamente il culto degli Dei, quello di Dio e di Gesù (suddivisi in ebreo e cristiano). L’Islamismo era ancora lontano di quasi tre secoli dal divenire vera e propria religione.
Il film si divide in due parti legate da Ipazia, un’astronoma e matematica pagana, lapidata dai cristiani che vedevano in lei un donna inutilmente colta, che rincorre le leggi astrali del moto dei pianeti, e senza Dio.
Nella prima parte del film c’è la caccia al pagano da parte dei cristiani come eretico e inutilmente colto quando l’unica parola da seguire e valida era quella di Gesù, con la trasformazione della biblioteca alessandrina a mera stalla. Nella seconda invece i cristiani si accaniscono contro gli ebrei sempre per una rincorsa al potere e al controllo.
Tutto questo è ben mescolato dando un risultato per me del tutto inaspettato, una vera e propria botta che costringe a riflettere su di un passato religioso che si vuole volutamente dimenticare perché chi ha per ora “vinto” non vuole certo fare brutta figura.
Un film da guardare con occhio critico in tutte le direzioni abbandonando le proprie convinzioni per esaminare più accuratamente e meglio tutte le variabili e possibilità.