Quel salto nel vuoto, il passaggio dalla luce interna al buio esterno non permise ai miei occhi di adeguarsi rapidamente, lo ricordo quasi come infinito.
Ero lì sospeso nel nulla e stranamente mi sentivo in pace, come fuori dal mondo materiale.
Poi I miei sensi ritornarono operativi di botto e l’ansia schizzò alle stelle.
Feci appena in tempo a rendermi conto che stavo cadendo che mi ritrovai praticamente spalmato contro il muro della casa vicina.
Non avevo calcolato molti fattori prima di effettuare quel salto e uno di questi era proprio la distanza tra un edificio e l’altro che in quel punto probabilmente non superava i tre metri.
Un altro punto che non avevo ancora considerato era il fatto che ero saltato dal terzo piano, ma qui mi venne in aiuto un servile poliziotto che decise di frapporsi proprio fra me e il duro asfalto dopo che ero “rimbalzato” dal muro.
Gli attimi successivi furono un lampo, l’adrenalina era al massimo e senza nemmeno riflettere mi rialzai, e agguantai frettolosamente la pistola caduta al bravo poliziotto che mi aveva attutito la caduta e iniziai a correre senza nemmeno voltarmi indietro.
Potevo percepire il mio respiro sempre più affannoso e un suono ormai molto presente negli avvenimenti di queste ultime 24 ore.
BANG!
Il colpo proveniva dalle mie spalle e probabilmente era indirizzato proprio contro di me.
Fui fortunato, non mi colpì ma realizzai che la spalla sinistra iniziava a farmi male, era quella che mi aveva attutito tutti gli impatti nella caduta.
Un duro ed ingrato lavoro che il mio arto non aveva retto appieno, ma non avevo tempo di controllarne lo stato esatto, dovevo correre.
Appena svoltai l’angolo, in un viottolo ancora più stretto e buio, alle mie spalle scoppiò letteralmente l’inferno.
Urla grida e quant’altro furono azzittite da scariche di fucili d’assalto a pallettoni e pistole di qualsiasi tipo, non saprei dire di chi contro chi, però i rumori sembravano proprio quelli dei film di guerra.
Riuscii solo a percepire le parole di una persona che mi stava correndo dietro.
“Fermati! Non scappare! Sei in arresto!”
Certo, Se tutti i malviventi, o presunti tali, si fermassero solo con quelle parole questo mondo sarebbe perlomeno dignitoso.
Ovviamente non mi voltai, anzi continuai a correre, di vicoletto in vicoletto, finché la mia assoluta mancanza di conoscenza topografica della zona non mi portò a fare un grave errore.
Imboccare il vicolo più stretto e buio che era disponibile e che ovviamente era a fondo chiuso, ancora non riesco a capacitarmi di quel mio errore per distrazione.
Tornare sui miei passi fu reso presto impossibile proprio dalla persona che mi stava inseguendo.
“Ora sei in arresto Massimo, fermati!”
Cosa avrei potuto fare, con una pistola puntata contro?
Puntare a mia volta la pistola contro chi mi minacciava e creare così una classica posizione di stallo.
Una frase usci dalla mia bocca quasi in automatico, come predefinita.
“Non so come mai, ma non ho molta voglia di assecondare la sua richiesta.”
“Hai commesso troppi reati e io sono un ispettore della polizia, devo arrestarti, sei un pericolo per tutta la società .”
“Quelle cose che stanno trapelando su di me, non sono per nulla vere, ma credo che questa frase la dicano anche i veri colpevoli…”
“Bravo! Hai proprio ragione, sappi che le prove contro di te sono schiaccianti. E dire che per quel poco che avevo visto tu mi eri sembrato pure un ragazzo a modo…”
Fui distratto da un movimento, brusco e avventato, pure troppo direi.
Un’arma Faceva capolino da dietro l’angolo seguita da una sagoma umana.
L’ago della bilancia stava per spostarsi, ma a favore di chi?
In pochi attimi mi resi conto che non ero io il bersaglio, ma l’ispettore.
Spostai la mia arma verso il nuovo arrivato e non esitai a fare fuoco.
BANG!
BANG!