Una volta essere meteorologi voleva dire essere rispettati, ascoltati e ritenuti semi dei in grado di prevedere il futuro del clima.
Nella realtà quella che facevano era solo una stima basata su esperienza e modelli matematici di tutti gli anni passati.
Ma non importava, era una figura di riferimento dei sogni vacanzieri, e non, di ogni italiano.
Oggi però…
Essere metereologi oggi ahimé però è tutta un’altra storia.
Sono esseri stritolati tra i bisogni dello Stato (inteso come Regione, Provincia o Comune), che vuole che appena ci sia una goccia d’acqua si preannunci un diluvio per poter parlare di ogni frana, voragine o smottamento come di calamità naturale e non di incuria e cementificazione selvaggia, e i bisogni degli albergatori e agenti turistici che anche se cadono due gocce pretendono si parli sempre di bellissimo sole splendente perché altrimenti nessuno si muove e va da loro. Per giunta sono anche avvolti dagli improperi di milioni di cittadini che li prendono pure per il culo visto che ci prendono meno che negli anni ’80, anche se a loro parziale discolpa bisogna dire che il clima è cambiato molto negli ultimi decenni soprattutto a causa proprio dell’uomo e della sua “globalizzazione” del’inquinamento.
Insomma a questi valorosi adepti di Bernacca va tutto il mio supporto e affetto perché stanno attraversando un momento difficile, ma anche i miei anatemi perché mi son rotto di vedere previsioni ovunque e sempre (dai canali tv ai giornali passando per decine di app).
E mettetela la testa fuori dalla finestra e guardate l’orizzonte!
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