Gli Dei ritornano – Puntata 55

Il tono della mia voce si alzò in maniera brutale.
“Dovrei aspettare un anno per sapere come sta una persona?”
“Devi calmarti! Non puoi reagire così. Te lo avevamo detto come sarebbe andata, quindi stai tranquillo. Ma di che persona si tratta?”
Ero agitatissimo e sentivo una voglia crescente di distruggere qualcosa.
“L’ispettore Marco.”
Risposi con rabbia e decisione.
Attimi di silenzio e poi finalmente la risposta.
“Voglio dirti perché non puoi, così forse ti tranquillizzerai… L’ispettore è morto.”
Sentii come un qualcosa rompersi e la rabbia sparire.
Non potevo fidarmi di quelle parole, ma qualcosa dentro di me mi diceva che era vero,lo sentivo.
“Capisco.”
“Ora riposati che domani avrai un’altra giornata molto dura.”
La telefonata era già finita da un pezzo quando mi decisi a riagganciare la cornetta, il tu tu del telefono teneva compagnia alla mia mente completamente sgombra di pensieri.
Mi misi a letto, ma non riuscii a dormire, avevo gli occhi sbarrati che fissavano il buio della stanza.
Decisi di guardare un po’ fuori dalla finestra, la mia mente era dispersa, come se avesse perso il bandolo della matassa di tutte le domande e pensieri che fino a poco prima l’affollavano.
La luna calante sovrastava il paesaggio buio e silenzioso.
Non so per quanto rimasi lì a fissare il mondo da dietro una finestra, forse per ore, ma ad un certo punto il buio.
Aprii gli occhi di scatto e pochi istanti dopo la sveglia iniziò a suonare.
Una sveglia?
E da quando avevo una sveglia?
Il giorno prima mi ero svegliato di soprassalto da un sogno e il Tenente era già lì che mi aspettava.
Forse era stato lui a portarla e a puntarla.
Mi sentivo già stanco ed imbambolato, senza nemmeno pensarci mi ero già vestito.
La giornata passò senza che me ne rendessi conto, altre attività fisiche, altre lezioni, altri professori.
Alcune cose vecchie e altre nuove, come uno strano corso per realizzare cose complesse con strumenti comuni.
Infine arrivò la sera, questa volta mi addormentai senza alcun problema, la mia mente era ancora intorpidita e confusa. Visto da fuori probabilmente sembravo un’automa.
I giorni iniziarono a passare e io ormai mi ero già ripreso, ma anche ambientato meglio.
Ora ero più in forma, i professori sembravano più contenti, ma non mi sentivo a mio agio, mi sentivo rinchiuso.
La gente mi ignorava, o peggio mi guardava e poi parlottava, nelle aree comuni praticamente stavo sempre solo, non che mi interessasse, però mi dava da pensare.
Che avevo di così strano?
Ero io o erano loro?
Poi un giorno all’ora di pranzo, mentre mangiavo nel mio solito angolino quasi totalmente inosservato e isolato…
“Scusa, posso sedermi?”