“Che diamine stai facendo!”
Ormai avevo già svoltato l’angolo dell’ufficio del tenente e un lungo corridoio si stendeva tra me e…
Non saprei proprio dirlo, non avevo mica meta e lo realizzai esattamente 2 passi oltre la soglia dell’ufficio.
“Ridammi la tessera, ho degli ordini da eseguire!”
E adesso, che ne avrei dovuto fare di quella tessera, ma soprattutto perché lo avevo fatto.
Praticamente una reazione istintiva del subcosciente che mi stava costando cara.
“Non costringermi a spararti!”
Spararmi?
Ancora?
No grazie.
Quelle parole mi misero letteralmente le ali e continuai a correre ancora più velocemente con il solo scopo di mettere più spazio tra me e il tenente.
Quei momenti li ricordo veramente confusi, angoli, corridoi, porte, scale e il tenente dietro che urlava sbraitava e inveiva ma senza sparare, almeno non ancora.
Infatti il problema iniziò a presentarsi quando ormai stavo iniziando a “rilassarmi” a pochi metri dall’uscita principale.
“FERMATI CRETINO!”
Un colpo mi sfiorò il braccio sinistro, poi un altro la gamba destra.
Subito dopo mi ritrovai all’esterno nel mezzo della massa umana in attesa di confronto con l’esercito italiano, ma ero entrato così in fetta che nessuno si era reso conto che ero io la causa degli spari che avevano appena sentito.
Penso che la sensazione che provai in quel momento fosse molto simile a quella di un salmone quando risale la corrente.
All’improvviso una mano mi afferrò la spalla, mi trattenne e mi ribaltò letteralmente a terra.
“Non metterti troppo in mostra capito?”
Quella persona sfuggì praticamente subito alla mia vista e io rimasi a terra ad interrogarmi su chi potesse essere.
La situazione intanto stava degenerando soprattutto grazie al mio pessimo tempismo.
Infatti tutti videro il tenente uscito dal centro con in mane una pistola e la voce del sergente Terzi riecheggiava sopra a tutto il brusio delle persone.
“Tenente, finalmente è arrivato! Ci sono nuovi ordini?”
L’esercito italiano prese la palla al balzo e provò a sfondare il blocco delle persone senza usare le armi.
Io era ancora lì a terra che non riuscivo a pensare a nulla.
Rumori di movimenti metallici, spari e poi silenzio.
Il sistema di sorveglianza automatizzato si era rimesso a funzionare.
Siamo in ritardo!
Siamo in ritardo!
Siamo in ritardo!
“FATTO! Maggiore, il sistema è nuovamente in linea!”
“Era ora dottore! Presto riattivare tutti i collegamenti esterni e cambiamo un po’ l’aria.”
Quasi 5 minuti di ritardo, l’ossigeno sotto la soglia di sicurezza e il tenente che non aveva eseguito i miei ordini.
Sono veramente contento che non abbia eseguito i miei ordini così rapidamente questa volta.
“Maggiore, ci sono problemi all’esterno, l’esercito italiano è ammassato davanti all’entrata del centro.”
“Cosa?! Sullo schermo principale!”
Che diamine è successo là fuori in questi poco più di 2 giorni?
“Presto attivare il sistema automatico di autodifesa e sparare qualche raffica tra il nostro personale e l’esercito italiano.”
DRIIIN…
Il mio telefono proprio ora. Forse sarà il tenente.
“Pronto! … Salve Generale. … Ne è sicuro? … Certo, mi scusi eseguo subito. … Come si trova qui! … Ok, la aspetto qui allora.”
Il generale si trova qui?
La situazione deve essere bella grave, solitamente non si fa mai vedere.
“Presto, chiamatemi il tenete. SUBITO!”
Ci sono già gli uomini che mormorano, mi sa che la presenza del generale non passerà certo nel più assoluto riserbo.
Quel bastardo di un cinno.
Adesso gli sparo, non mi frega più nulla.
“FERMATI CRETINO!”
Ma che diamine sta succedendo qui fuori?
Mi sa che ora non ho tempo di trovare quel ragazzo, ma questa volta prometto che me la paga.
Perché sono tutti qui all’esterno ammucchiati?
Avevo dato ben altri ordini al sergente Terzi.
“Tenente, finalmente è arrivato! Ci sono nuovi ordini?”
…
Il sistema di autodifesa è nuovamente attivo. Forse il Maggiore e gli altri ce l’hanno fatta!
L’esercito italiano è momentaneamente arretrato, probabilmente non se l’aspettava.
Mi sa che sia il caso di imporre una tregua.
“Nessuno vuole farsi male, quindi stiamo tutti calmi e cerchiamo di ragionare. Voi rientrate nel centro e non preoccupatevi.”
E adesso che mi invento?
“Tenente, ho il Maggiore che chiede di parlare con lei.”
Dio sia lodato! Ce l’hanno fatta.
“Passa pure. … Salve maggiore. … Eseguo subito. Sono contento di risentirla. … Sergente, faccia pure entrare i nostri colleghi dell’esercito italiano nel centro.”