Era già da un po’ che pensavo di fare un post su Hidetoshi Nakata (per chi non lo conoscesse) perché è uno di quei personaggi dello sport che mi hanno lasciato qualcosa oltre al mero ed effimero risultato sportivo.
Ricordo ancora quell’agosto del 1998 in cui preparando la formazione di fantacalcio con gli amici decisi di comprarlo fra le prime scelte (ancora oggi non so spiegarmi perché lo feci).
Fui ripagato immediatamente con una doppietta alla prima giornata addirittura contro la juventus, non vi dico la soddisfazione che ho provato, e così decidi di tenerlo in rosa per tutte le stagioni successive in cui giocai al fantacalcio.
Non è per questo però che ammiro Nakata, lo ammiro perché per me è un vero campione, sia nello sport che nella vita privata.
L’ho capito ascoltandolo nelle varie interviste che gli fecero man mano che diventava più famoso, si è sempre capito che lui giocava perché si divertiva e basta, un po’ come insegnava Capitan Tsubasa nei cartoni che vedevo da piccolo.
Infine io mi sono allontanato dal calcio e ho smesso di interessarmi tropo a questo sport che ritengo troppo malato e corrotto per essere ancora godibile appieno, così ho perso di vista anche Nakatino.
Immaginatevi quindi il mio stupore quando ho letto questo articolo sulla seconda vita di Nakata.
Sono rimasto veramente commosso.
Una scelta da persona che ragiona con la propria testa, un vero campione!
Ho ancora lì nel cassetto la maglia della nazionale giapponese del 2002 con la scritta Nakata e il numero 7 stampati dietro, non ne ho di nessun altro, spero solo un giorno di poter aver l’occasione di farla autografare, perché mi piacerebbe incorniciarla e appenderla al muro in segno di rispetto verso un campioni di cui lo sport ha bisogno.