I giorni e le settimane correvano senza che me ne rendessi conto.
Gli allenamenti occupavano tutta la mia giornata, mi sentivo bene, come non mai dal punto di vista fisico, fresco, tonico e prestante, ma c’era qualcosa.
Non mi sentivo totalmente in sintonia con il mio fisico, non che prima lo fossi stato del tutto, ma probabilmente il fatto che non fossi mai stato molto atletico non me lo aveva mai fatto notare così tanto.
Non riuscivo a stare concentrato e sbagliavo.
Spesso il mio corpo e il mio cervello erano totalmente scoordinati, pensavo al giusto movimento da fare ma il corpo non seguiva, mi muovevo bene ma non sapendo minimamente come avessi fatto a farlo.
Quella situazione stava iniziando a stressarmi e non poco, iniziavo a domandarmi perché rimanessi ancora lì senza fare nulla.
Che altro potevo fare, dove potevo andare, ero un signor nessuno con nulla in mano.
Chiudevo gli occhi e potevo vedere e sentire ancora quelle bellissime immagini dell’Himalaya.
Che relax!
Che pace!
Ero solo in mezzo al nulla eppure mi sentivo più a mio agio che lì nel Centro assieme centinaia di persone e pieno di cose da fare e imparare.
Mi sentivo come un’eremita fra la gente.
Proprio nel momento in cui stavo raggiungendo il peggio ecco la fine della tempesta, gli allenamenti rallentarono un po’ di intensità.
Stavo migliorando, lo avevo notato pure io che i miei allenatori erano sempre più in difficoltà, però c’era qualcosa che non quadrava proprio su di me, mi sentivo una strana sensazione che non riuscivo a descrivere appieno.
Infine arrivò anche qualche raggio di luce.
“Ciao Marco! Non riusciamo a parlarci da un bel pezzo è? Che ne diresti di fare qualcosa assieme a noi altri ragazzi questo fine settimana?”
“E perché no, mi hanno proprio alleggerito l’allenamento per questo fine settimana.”
“Grande! Così parliamo un po’ e ci raccontiamo tutto. Ora scappo, ma ti faccio sapere il da farsi ok?”
“Ok Fulvio. Ci vediamo.”
Finalmente un qualcosa di diverso dai soliti esercizi e allenamenti.
“Allora Marco cosa vorresti fare in questo fine settimana è?”
“Non sapevo professore, qualcosa di diverso dal solito.”
“E io che pensavo ti piacesse parlare con me di fisica e pranzare assieme.”
“Ma non ho detto questo!”
“Si che lo hai detto e fidati che le prossime volte ti toccherà pranzare e parlare di letteratura con Pozzo.”
Ecco un’altra delle mie solite gaffe.
“Mi spiace professore, non volevo.”
Ma un sorriso beffardo sulla faccia di Sgarzi lasciava presagire ad uno dei suoi soliti scherzi.
“Ma dai che non me la son mica presa sul serio, anzi fai bene a vedere gli altri ragazzi, anche se sono più piccoli di te e probabilmente non ti conoscono molto, sembra ti stimino e questo non può che far nascere un bel rapporto.”
“Vedremo, intanto voglio un po’ divertirmi e non pensare continuamente al mio allenamento.”
“Fai bene. Non credo di avertelo mai detto, ma tu mi ricordi moltissimo mio figlio.”
“Quindi cosa facciamo ora Teddy?”
Bella domanda!
“Non lo so Monica, non prevedo il futuro e non so cosa sia meglio fare.”
“Come ho detto poco fa con tutti la situazione è veramente interessante, con la nostra iniziativa abbiamo aperto una bella e promettente strada non solo per noi ma anche per molti altri. Ora il problema è capire come continuare ad andare avanti.”
“Ma questo non vuole dire nulla. Avrai ben idee.”
“Si, ma mi ci vorrà tempo per pensare. Intanto anche voi potete pensarci e dire la vostra, mica sono l’unico dotato di cervello. Un passo alla volta però.”
“Mi sa proprio che tu abbia ragione. Vado a dormirci su visto che è già tardi. Notte.”
“Notte.”
Che grande quella ragazza.
Se non perderà la sua forza di mettersi in gioco da grande diverrà veramente unica.
Mi spiace veramente che Massimo non ci sia più, gli avrei visti veramente bene assieme.
Magari se fossi un po’ più giovane, forse non la penserei così e ci proverei subito con lei.