Ero allucinato!
Avevo dormito praticamente niente quella notte.
La giornata precedente mi aveva svuotato, la prova nel dockingmind con i successivi test, esami dei risultati con il dottore, inutili spiegazioni ed interpretazioni di quello che avevo visto e provato, mi aveva reso più nervoso di quello che pensavo e la goccia che fece traboccare il vaso in modo da impedirmi di chiudere occhio fu l’annuncio da parte del tenente della partenza per l’esame.
Gli occhi fissi sulla penombra del soffitto con la mente che passava da un pensiero all’altro senza trovare pace e ristoro in nessuno di essi.
Mi domandavo perché di quella mia reazione all’esercitazione della mattina, mi domandavo dove saremmo andati l’indomani e dove si sarebbero svolti i 3 giorni del torneo, con chi mi sarei dovuto confrontare e così via.
Alla fine dormii, ma più per il ripetersi monotono dei miei pensieri che per un reale rilassamento mentale.
La sveglia comunque arrivò nel giro di un battito di ciglia.
Imbambolato com’ero mi ritrovai impacchettato su di un C130 dell’esercito italiano assieme al Tenente Corvini, al Sergente Terzi, al Caporale Buonamici e a Fulvio.
Ero contento di averlo con me, almeno avrei parlato con qualcuno di qualcosa che forse non sarebbe stato solo relativo al Centro e a quello che avrei dovuto fare.
L’aereo non fece in tempo a partire che io mi ero già addormentato, non spiegarmi il perché, ma quei sedili, quel rumore delle eliche e la mia stanchezza mi indussero ad un profondo sonno vuoto e ovattato in un limbo di realtà e immaginazione.
Non stavo ne sognando ne ero sveglio, sentivo i discorsi dei miei compagni ma non ne capivo troppo il senso e le immagini che vedevo erano totalmente indipendenti.
Mi vedevo in riva la mare a guardare il buio della notte che si rispecchiava sull’acqua.
Ero tranquillo, rilassato e il rumore del vento e del mare, che somigliava incredibilmente al rumore del turboelica su cui ero seduto, mi accompagnava su questa spiaggia deserta.
“Ricordatevi… dobbiamo verificare… perché i combattimenti…”
Quelle parole sussurrate in lontananza mi fecero riemergere per qualche istante nella realtà, ma poi fui risucchiato nuovamente indietro su quella spiaggia, ma non ero più solo, accanto c’era una ragazza.
“Vado al bar del villaggio, vuoi che ti prenda qualcosa?”
“No grazie Ste, sono a posto.”
“Allora mi fermo qui con te un altro poco.”
Dicendo questo si sedette nuovamente al mio fianco e questa volta mi abbraccio.
La sensazione che ne scaturì fu un qualcosa di surreale, dolce, rilassante ed intenso che mi avvolse totalmente per lunghissimi istanti.
Mi sentivo in pace con tutto quello che mi sta attorno.
Fui riportato bruscamente alla veglia dall’atterraggio dell’aereo.
Eravamo alle azzorre in pieno Atlantico.
La luce del sole era fortissima anche con gli occhiali da sole che mi ero portato.
Il viaggio era stato lunghissimo, ma me lo ero dormito tutto e anche se mi sentivo la testa pesante come un macigno era sicuramente meglio che se fossi rimasto sveglio tutto il tempo.
Sono contento mi abbiano scelto per venire a questo torneo, sarà sicuramente una bella esperienza e poi Marco è veramente bravo a combattere, gli viene così naturale.
Chissà, forse un giorno potrei partecipare pure io a questa competizione, deve essere qualcosa di assolutamente spettacolare.
Quello che mi domando è perché il tenente e gli altri siano così preoccupati, non vorrei ci fosse qualcosa sotto.
Meglio non pensarci, intanto questa sera dopo questo lunghissimo viaggio ci sarà una bella festa in onore di tutti i partecipanti, speriamo ci siano delle belle ragazze.
Il tenente e gli altri sono andati a parlare più in là e mi hanno lasciato praticamente solo con Marco che dorme beatamente come se non sentisse tutti questi scossoni e cigolii.
Chissà se Marco sta sognando Mei Mei, credo che le piaccia anche se ieri è stato un po’ scontroso con lei, ma aveva altro per la testa, ma lei l’ha presa proprio male, mi sa che gli piace un bel po’ questo dormiglione.