Quel maledetto treno non voleva arrivare e la tensione dentro di me era tornata a salire, avevo bisogno di quel treno per calmarmi, per tranquillizzarmi almeno un pochino, non mi sentivo al sicuro lì fuori su quella banchina.
Finalmente l’annunciatore automatico sentenzia l’imminente arrivo del treno, dentro di me tiro un sospiro di sollievo e mi tranquillizzo un poco.
Dopo qualche minuto in trepidante attesa finalmente in lontananza ecco presentarsi la luce tremolante del treno.
Sulla banchina non c’è nessun’altro eppure non mi sentivo comunque a mio agio in quella posizione quasi come fossi osservato e appena il treno pose fine alla sua corsa aprii la porta e salii il più in fretta possibile.
Il treno era un classico di trent’anni prima, diviso in scompartimenti da sei persone e ormai distrutto dagli anni di intenso servizio.
La ricerca di una cabina isolata procedeva in maniera alquanto difficile, molte erano chiuse con la tendina tirata e in altre vi erano due o più persone addormentate e svoltate sui sedili.
Finalmente vidi una cabina con la porta aperta e non illuminata, pensai che forse era libera e senza riflettere ulteriormente mi ci fiondai dentro socciudendo la porta.
Ebbi un lieve sussulto quando vidi un’altra persona seduta vicino al finestrino che stava leggendo dei fogli sfruttando la luce fornita dai lampioni della stazione.
“Mi scusi, sono occupati?” Chiesi gentilmente al signore, ormai oltre la cinquantina, seduto nello scompartimento.
Mi rispose in una maniera così pacata e tranquilla che non sembrava essere stato minimanente disturbato dal mio irruento ingresso nello scompartimento.
“No, vai tranquillo è tutto libero.”
Pensai che ormai era inutile cercare altri scomparti liberi, anche perché il treno stava ormai finendo, quindi iniziai a posare il mio borsone nell’apposito scomparto sopra le sedute.
Mentre ero intento a posizionare il borsone il signore che stava leggendo decise di riporre i fogli nella valigetta ai suoi piedi e nel farlo li appoggiò sulla seduta rendendomi possibile notare un dettaglio apparentemente insignificante.
Si trattava di un simbolo disegnato sopra il primo foglio, un triangolo equilatero con all’interno degli strani simboli.
Fu un’attimo, come un flash, ma quel simbolo mi rimase stampato nel cervello come se lo avessi riconosciuto, già visto, ma non riuscivo proprio a stabilire dove e quando, non ricordavo.
Messa a posto la borsa mi sedetti nel posto centrale, lasciando quindi più spazio di movimento al signore, stavo per chiedergli riguardo quel simbolo quando un’altro evento decise di irrompere nella mia già tanto frastornata esistenza.
SBAMM!