Gli Dei ritornano – Puntata 110

Il rumore della palla da tennis che rimbalzava prima per terra e poi sul muro, prima di ritornarmi in mano era l’unica cosa che sentivo, sia fisicamente che emotivamente.
Ormai ero tornato al Centro da qualche giorno dopo quello che era successo a Köln e dopo le visite di rito e le interminabili prediche del Maggiore, che doveva essersi veramente arrabbiato, rimasi confinato nel mio alloggio fino a nuovo ordine e senza visite, con solo quella pallina da tennis, ricordo di una partita infinita di qualche settimana prima con Fulvio, a farmi compagnia.
Non mi dispiaceva starmene un po’ da solo e non mi stavo annoiando più di tanto, il sergente veniva a portarmi i pasti e io avevo tutto il tempo del mondo per riflettere.
Non riflettevo certamente sul casino che avevo combinato sull’autobahn, l’inseguimento ad alta velocità, le macchine ignare coinvolte in un inseguimento senza precedenti, tra me, i miei inseguitori e pure decine di mezzi della polizei.
Se non ci fosse stata Ste a darmi una mano sarebbe stato impossibile, comunque per risolvere la situazione fu costretto ad intervenire un aereo da trasporto militare tedesco che presi letteralmente al volo, era già in fase di decollo con il portellone dietro aperto, entrando in maniera brutale in una base ormai in disuso della nato.
Ovviamente era stato tutto organizzato nel giro di qualche minuto dal Maggiore, almeno così mi era stato riferito, anche se trovavo tutta quella rapidità molto poco naturale.
Quello su cui riflettevo era invece Irina.
Finita l’ansia degli eventi pensavo di ritrovarmi distrutto, incapace di fare qualsiasi cosa, in fin dei conti la desderavo così tanto e l’avevo uccisa, invece mi sentivo forse anche un po’ sollevato della sua morte.
Non riuscivo a capacitarmi di quella mia reazione così poco naturale che non volevo accettare, volevo essere distrutto per quella perdita, dovevo esserlo, eppure non lo ero.
Perché?
Mentre continuavo a riflettere mi sdraiai sul letto continuando a giocare con la pallina lanciandola verso l’alto e poi riprendendola senza avere un vero e proprio controllo sul lancio o la presa, ma lasciando tutto agli automatismi del mio corpo.
Alla fine, dopo un tempo indeterminato mi addormentai così sul letto.
Mi risvegliai con una sensazione di calore dovuto ad un forte abbraccio di qualcuno che mi stringeva da dietro.
Potevo sentire il suo lento e calmo respiro sul mio collo, le sue mani stringere le mie all’altezza del mio petto e il suo seno appoggiato alla mia schiena.
Tutto quell’insieme di sensazioni mi stava riscaldando e soprattutto tranquillizzando.
Potevo sentire il mio respiro rallentare e i miei pensieri sparire dalla mia testa.
Poi mi resi conto che stavo sognando, una sensazione di freddo proveniente dai miei arti reali mi raggiunse e mi fece sobbalzare, ma non svegliare dal mio sogno.
Ero entrato in quello che si può definire un sogno cosciente.
Mi girai verso chi mi stava abbracciando e vidi Ste che dormiva profondamente.
Mi liberai del suo abbraccio e andai verso quella che non so come sapevo essere la cucina, presi da bere e poi andai verso il salotto.
Irina!
Un groppo alla gola mi prese senza darmi tregua.
Era lì seduta che mi guardava tranquillissima e con un bellissimo sorriso.
“Speravo proprio di rivederti Marco.”
Io non riuscivo a dire nulla, la guardai fisso alzarsi e venire verso di me fino ad abbracciarmi.
Il suo abbraccio fu qualcosa di incredibile, mi sentivo appagato e felice e questa volta, a differenza di prima con Ste, sentivo una sensazione di gioia e calore crescere direttamente da dentro di me per poi raggiungere ogni più piccola parte di me.
“Grazie!”
Quelle furono le ultime parole che sentii sussurrare da Irina e che fecero fuoriuscire delle lacrime dai miei bulbi oculari non solo del sogno.
“Perché ti sei alzato senza svegliarmi?”
Quella era la voce di Ste che si stava avvicinando.
Istintivamente mi staccai dall’abbraccio di Irina e mi misi tra lei e la porta da cui sarebbe entrata Ste.
“Allora? Perché non mi hai svegliata?”
Ste era davanti a me che mi guardava, mi voltai di scatto e Irina era sparita definitivamente e probabilmente per sempre.
Ritornai a guardare Ste, volevo risponderle ma non riuscivo, una luce molto forte stava facendo diminuire la mia capacità visiva.
prima che tutto diventasse asetticamente bianco lo vidi lì sopra la testa di Ste attaccato alla parete.
Il solito simbolo triangolare che sembrava apparire nei momenti più impensati.
Ormai tutto era luminoso, il simbolo si vedeva a malapena, sentivo strane sensazioni su tutto il corpo, poi una fitta alla schiena, nelle vertebre lombari.
Allungai la mano per afferrare il simbolo e incredibilmente ci riuscii.
Mi risvegliai come risucchiato via, sudato, ansimante e dolorante in varie parti del corpo, soprattutto la schiena, poi un mal di testa incredibile prese il sopravvento su tutto.
“Massimo, stai bene?”
Era la voce del dottore che ansimante, forse per la corsa, era entrato nella mia camera.