Il test finale di Fulvio era passato ormai da qualche giorno e io non riuscivo a non pensare a quello a cui avevo assistito, ci doveva essere qualcosa di strano che non capivo e quella situazione mi stava rendendo nervoso.
Fulvio intanto si stava godendo i suoi giorni di relax prima che gli venisse assegnato qualche incarico.
Mi stava incuriosendo anche quella situazione, infatti volevo proprio sapere che tipo di missioni gli sarebbero state assegnate.
Gli altri ragazzi si trovavano sempre meno tutti assieme a causa dell’aumentare della difficoltà dei loro corsi che richiedeva un impegno maggiore, così io con maggior tempo libero continuavo a stare solo in biblioteca a concentrarmi sui due libri.
Mi ero quasi dimenticato della promessa del Maggiore riguardo il rapporto sull’ispettore che mi aveva inseguito durante la fuga che mi aveva portato al Centro e a cambiare faccia.
Arrivato in camera una di quelle sere, non ricordo esattamente quale dato che tutti i giorni erano più o meno simili, mi ritrovai appoggiato sul letto una di quelle classiche carpette contenti rapporti che si vedono nei film.
Allegato c’era un foglio che mi ricordava che non avrei dovuto portare fuori questo fascicolo dalla mia camera e che la mattina seguente sarebbe stato ripreso.
Nello stesso foglio il Maggiore si affrettava però a ricordarmi che tali documentazioni mi sarebbero state messe ampiamente a disposizione in un più consono formato elettronico una volta terminato il corso.
Insomma, mi stavano proprio dando un contentino forse pertenermi buono o farmi capire che stavano facendo tutto quello per il mio bene.
Detto francamente in quel momento non mi fregava proprio nulla di quello che volevano farmi credere o meno, volevo solo leggere quel rapporto.
Passai le successive 6 ore a leggere quel lungo elenco di dati riguardanti l’ispettore.
A dire il vero, non so perché fossi così emozionato ad avere in mano quel volume, e non so nemmeno cosa mi aspettassi di trovarci dentro, ma quello che trovai fu sicuramente diverso e nettamente superiore alle mie aspettative.
Mano a mano che andavo avanti a leggere più mi rendevo conto che non stavo solo leggendo dei dati, ma la vera vita di una persona, quella di Marco Giraldi.
Un’infanzia probabilmente felice, famiglia tutto sommato agiata e tanti amici con cui condividere esperienze.
Alle medie i primi problemi con i bulli che non lo tormentavano direttamente ma non lo risparmiavano di certo ogni volta che cercava di impedire certi atteggiamenti.
In quegli anni iniziarono anche le sue passioni sportive che lo portarono a praticare tanti sport ma senza riuscire ad eccellere in nessuno di essi.
Negli anni delle superiori ci fu una prima svolta significativa nella sua vita.
Fortemente credente anche se non molto praticante in quegli anni inizià a passare motlo tempo con gruppi parrocchiali nei quali si impegna fortemente per aiutare i bambini in varie attività.
A scuola infine conosce il suo, forse, primo amore con cui, dopo anni di fidanzamento si sposò terminata l’università.
All’università la seconda grande svolta della sua vita con le lunghissime discussioni con il suo professore di diritto penale, ex procuratore della repubblica, da cui nacque forse la necessità di fare la sua parte per migliorare le cose.
Si sposa con il suo primo amore subito dopo l’università e dopo aver trovato un lavoro presso uno studio notarile di Roma.
Sua figlia nasce dopo quasi 3 anni di matrimonio, ma si vede che qualcosa non va, la vita quel lavoro gli vanno stretti, non si sente a suo agio e sebbene adori sia la moglie che la figlia decide di partecipare ad un concorso per investigatore presso la polizia di stato senza dire nulla alla famiglia.
Lo vince da lì scoppia la lite in famiglia, dopo qualche mese la moglie lo lascia e ottiene l’affidamento esclusivo della figlia di ormai 8 anni.
Leggendo gli atti del processo di affidamento non riesco a capire il perché di tale scelta del giudice, non c’era nulla di così grave, ma forse il perché risiedeva nel fatto che la ex moglie avesse parecchie conoscenze in ambito politico e giuridico essendo lei, era scritto in una piccola nota marginale, una segretaria personale di un parlamentare.
La sua vita divenne quindi il suo lavoro che svolse con una precisione ed efficenza maniacale fino alla sua morte, non rivide mai sua figlia anche se a casa sua vi erano tantissime cose per non dimenticarla.
In quel momento non potevo che provare un gran dolore per quell’uomo che non aveva fatto nulla di male ma a cui tutto era andato storto.
Questo mio stato di tristezza mista a compassione mi fece quasi non notare un particolare, mancavano delle parti a quel rapporto.
Lo si poteva notare dal taglio diverso dato alle ultime pagine che sembravano liquidare frettolosamente gli ultimi istanti in cui ci eravamo incontrati scontrati.
Due forti pensieri dopo quell’enorme lettura mi stavano tormentando.
Il primo è che dovevo assolutamente scoprire quegli omissis e il secondo era che sentivo il bisogno di sdebitarmi facendo sapere a sua figlia quanto il padre le volesse bene.