Gli Dei ritornano – Puntata 135

In quel momento non ci potevo credere ma mi ero fatto convincere ad andare nel Centro.
Dopo circa un’ora e mezza di volo come passeggero sull’elicottero H-101 dell’esercito che mi era stato messo a disposizione, avevo raggiunto il Centro partendo dall’aeroporto di Bologna.
Quello che mi trovai davanti ebbe non potevo certo immaginarmelo, il Centro era praticamente deserto rispetto a pochi mesi prima. L’esercito italiano presidiava i confini e vi erano molti soldati che si muovevano all’interno della struttura esterna e in minor parte anche quella esterna. Quello che mancava quasi totalmente erano i nuvoli di tecnici, scienziati, agenti e operatori che prima affollavano ogni angolo del Centro.
Non avevo certo mai perso tempo a contare ogni singolo individuo, ma mi erano sempre sembrati almeno qualche centinaio e alcuni, parlando, avevano spesso accennato che in passato fossero stati anche superiori al migliaio. Ora non invece non dovevano essere superiori al centinaio contando anche i membri dell’esercito italiano.
La domanda su cosa stesse accadendo iniziò a pulsare nella mia testa e vi rimase in un angolo anche quando il sergente Terzi che mi era venuto a prendere iniziò a parlare.
“Ben ritornato, è un piacere rivederti.”
“Altrettanto.”
Risposi per pura cortesia perché non volevo certo mostrare troppa confidenza. Penso che che il sergente se ne accorse benissimo poiché cambiò espressione e voltandomi mi invitò a seguirlo.
Mi guardai attorno mentre stavamo entrando nell’edifico con la speranza di intravedere Dig, ma nulla e faticavo pure a sentirlo presente dentro di me.
Entrammo nell’ufficio del Maggiore dove c’era ad aspettarmi anche il Tenente Corvini. Dopo i soliti convenevoli il sergente ci lasciò soli e iniziò la vera conversazione.
“Ho acconsentito a venire qui solo perché praticamente sono stato obbligato, ma non solo obbligato a farlo in eterno.”
Si lo ammetto, avevo raggiunto lo stesso effetto di un elefante in un negozio di porcellane con quella frase.
Il Tenente mi guardo con un lieve sorriso probabilmente dettato dal fatto che aveva previsto questa mia irruenza. Lo stesso doveva aver previsto il Maggiore poiché non si scompose di un millimetro e iniziò a parlare quasi subito.
“Come ti avevo detto non sei stato obbligato a venire, però in caso contrario ti avremmo limitato fortemente l’uso dei nostri veicoli in tua dotazione togliendoti tutto il supporto.”
“Se vi sembra giusto cambiare a posteriori i patti siglati?”
“Noi non abbiamo cambiato nulla!”
L’uscita del tenente fu molto secca e denotava la sua impazienza.
Il maggiore fece finta di nulla e cominciò a rispondere alla mia domanda.
“In effetti il patto consisteva nell’utilizzo dei mezzi e non nel supporto. Tu puoi usare i mezzi a tua disposizione come meglio credi, ma non siamo tenuti a fornire manutenzione o soprattutto assistenza per eventi come quello di qualche giorno fa.”
Mi sentii fortemente irritato da quell’affermazione e così reagii in maniera forse un po’ scomposta.
“Ma se stavo salvando l’uomo a cui voi non eravate riusciti a dare la necessaria protezione!”
In quel momento entrò nella stanza in Dottor Gervasi che si mise vicino al tenente in attesa che la discussione tra me e il Maggiore finisse.
“Forse! Quello che è certo è che quanto è accaduto ci ha costretto a smobilitare parecchie conoscenze, e ultimamente ne abbiamo sempre meno, per cercare di non allarmare la popolazione intera.”
Ovviamente era ovvio che tutta quel provare a colpevolizzarmi aveva uno scopo, dovevo solo cercare di capire quale, così decisi di seguire la strada più diretta.
“Tagliamo corto Maggiore, qual’è la sua proposta che non potrei assolutamente rifiutare?”
“Mi sembra ovvio, diventare un nostro agente operativo.”
“A me invece sembra evidente che voi non abbiate capito la mia risposta a questa domanda.”
“Certo che la sappiamo, il fatto è che i termini sono cambiati.”
A quel punto mi sentii avvampare da un’ondata di rabbia in tutto il corpo.
“Maggiore! Voi potete offrirmi tutto quello che volete ma non potete ridarmi indietro tutti gli anni di vita che mi avete tolto per i vostri comodi!”
Nel dire quella frase con tutto l’ardore possibile mi ero avvicinato al Maggiore, che era lievemente arretrato dalla sua posizione, costringendo il tenente a fare qualche passo in avanti per eventualmente intervenire.
Il Maggiore era rimasto notevolmente stupito da quella mia uscita e sicuramente non si aspettava che in così poco tempo avessi già trovato molte risposte.
La palla era sua ed ero proprio curioso di vedere come l’avrebbe giocata. Mi avrebbe detto tutto?