Non riesco più a fermarmi e sono arrivato pure alla conclusione del quarto volume del ciclo della Fondazione di Asimov (ricordo i precedenti: Preludio alla Fondazione, Fondazione anno zero, Fondazione).
Come per il precedente questo volume risente moltissimo della distanza temporale rispetto ai giorni nostri.
Diciamo che è un romanzo molto figlio del suo tempo ma questo non vuol minimamente dire che sia brutto o non innovativo, anzi è l’esatto contrario.
Proprio però non riesco a gradire, anzi mi sono proprio sgradevoli, i passaggi in cui si fuma così naturalmente come respirare, soprattutto l’immagine di donne che fumano il sigaro stona molto.
Questo volume si divide sostanzialmente in due parti, la prima è lo scontro tra la Fondazione e gli strascichi dell’Impero morente che descrive alla perfezione la teoria psicostorica e l’inevitabilità degli eventi.
Il singolo essere può fare qualsiasi tentativo, ma alla fine se le condizioni sociali e culturali dicono che si andrà in quella direzione, non vi sarà nulla da fare.
La seconda parte invece è incredibilmente machiavellica e più volte trae in inganno, ma per chi è avvezzo agli intrighi e alla fantascienza non dovrebbe essere difficile capire che vi è un’unica via per far quadrare il cerchio.
Questa ovviamente viene srotolata solo nelle ultime pagine e lì appare nella sua incredibile e cervellotica complessità.
Più lo leggo e più ritengo Asimov una mente veramente eccelsa per aver concepito trame così intricate e molto plausibili. Un vero e proprio esercizio menta le la lettura dei suoi romanzi.