Quella notte non trascorse assolutamente per il meglio.
La gente incurante dell’orario continuava ad arrivare nella maniera più pacifica che si potesse aspettare, però contemporaneamente arrivarono anche le forze dell’ordine, militari e polizia, che si misero ad urlare da megafoni verso la folla di sgomberare l’area visto che la manifestazione non era autorizzata.
Era inevitabile che scoppiasse qualche piccolo e isolato disordine e momento di tensione con le forze dell’ordine che probabilmente erano lì apposta.
Fortunatamente Raffaele, con l’aiuto di altri del Centro in mezzo alla gente, riusciva a placare gli animi e la situazione si tranquillizzò verso l’alba.
La gente si stava però disperdendo su di un’area più vasta, era arrivata fino al circo massimo, colosseo e altre vie centrali di Roma così che non c’era più tutta questa ressa di gente in piazza venezia.
Io in tutto quel frangente ero andato a recuperare la sacca per Raffaele e sia Monica che la Betta per cercare di tenerle al sicuro.
La situazione rimase stabile fino al pranzo quando ad un certo punto, da via del corso entrarono alcuni personaggi su camionette che seminarono un po’ di panico in mezzo alla gente per poi uscire, ci fu qualche ferito ma non grave e tanto spavento.
Le gente si era nuovamente ammassata verso l’altare della patria dove nel frattempo erano arrivate televisioni straniere come la CNN, la BBC e Al Jazeera che trasmettevano servizi in diretta e i discorsi che si susseguivano sul palco improvvisato dell’altare della patria.
Le tv italiane invece erano assieme ai poliziotti che questa volta si erano ammassati più numerosi e minacciosi ai margini del folto gruppo di persone.
Raffaele era sempre più teso e faticava sempre più a calmare gli animi delle persone, la polizia lentamente compattava sempre più la gente verso piazza venezia.
Il pomeriggio fortunatamente passò senza problemi, la gente aveva smesso di arrivare anche perché il cordone dei militari era sempre più ampio, ma la serata riservò sorprese.
Erano da poco passate le 21 quando tra piazza venezia e via del corso, proprio in mezzo alla gente in strada scoppiò un feroce parapiglia. Persone con spranghe di ferro e coltelli iniziarono a farsi strada tra la gente verso il palco.
Per puro caso qualcuno dei partecipanti aveva notato quei partecipanti che sembravano sospetti e aveva avvisato la “sicurezza” della manifestazione fatta da volontari e infiltrati del centro. Fulvio e altri erano quindi andati sul posto a verificare e proprio per quello era scoppiato il parapiglia.
Visto dall’alto quello che stava accadendo non lasciava presagire nulla di buono ma fortunatamente durò poco ma la rissa si placò rapidamente con feriti che furono portati ai soccorsi presenti e i rissosi alle forze dell’ordine che non si preoccuparono nemmeno di identificarli lasciandoli liberi di andare nella zona cuscinetto.
La situazione si destabilizzò ulteriormente ora che era chiaro che c’erano delle persone contrarie alla manifestazione e presumibilmente ben armate in mezzo, in mezzo a tutta la gente che invece era venuta pacificamente.
La gente era sempre più tesa anche perché ammassata in uno spazio sempre più piccolo e perché non veniva lasciata libera di uscire dal cerchio che si era formato.
La stanchezza di quei due giorni però si era fatta sentire e verso mezzanotte tutta l’area si tranquillizzò con la gente che si mise a dormire alla meglio in strada con o senza sacco a pelo.
Alle 2 di notte vidi Raffaele guardare dall’alto pensieroso tutta la gente lì ammassata, così andai da lui e iniziammo a parlare.
“La situazione non è bella vero Marco?”
“No Raffaele, ci sono tutte le premesse per un massacro.”
“Vedo che sei molto diretto, ma questo non cambia il fatto che tu abbia ragione. Purtroppo penso che stiano montando tutto per metterci in cattiva luce.”
“Cosa ti aspettavi, hai alzato la posta in gioco pur di cambiare le cose e loro non sono certo intenzionati a mollare la presa. Hanno troppi interessi, faranno qualsiasi cosa pur di mantenere il potere.”
“Penso che tu abbia ragione, sono stato troppo idealista ma volevo dare una speranza a tutta questa gente, volevo che tutto andasse un po’ meglio per la gente comune e poi che importa se chi ci governa vuole farci la cresta, basta non esageri.”
Raffaele fece una lunga pausa sospirando e quasi assaporando l’aria più fresca della notte.
“Io non volevo che si arrivasse a questo, ma non ho trovato altra soluzione se non quella di rendere manifesta l’insoddisfazione della gente. Perché non mi avete fermato?”
Rimasi un po’ interdetto a quella domanda poi risposi semplicemente. “Perché tu ci hai ridato la speranza.”
Raffaele mi guardò, mi sorrise e poi con una lacrima che gli scendeva dall’occhio destro mi disse: “A questo punto ormai non si può più tornare indietro, quindi l’unica cosa da fare è andare avanti e sperare fino alla fine. Ricordati quello che devi fare e tieni, questa è tua, è sempre stata tua.”
Raffaele mi allungò la custodia che mi aveva mandato a prendere, dentro c’era la katana che mio nonno gli aveva dato.
Il pensiero che lui avesse capito chi ero in quell’istante mi sfrecciò nella mente per poi dissolversi.