“SERGENTE!!!”
Il maggiore assistendo all’azione del sergente Terzi tramite i monitor di servizio non riusciva a trattenere la rabbia urlando da solo.
“Se gli avevo ordinato di andarsene un motivo forse c’era!”
Il silenzio era ritornato immediatamente nella sala di controllo di Struttura. Sul grande monitor si vedevano muoversi dei puntini in quella che era la mappa tridimensionale del Centro e Struttura. Dopo la forte esplosione all’esterno sembrava che il gruppo di aggressori fosse stato diviso obbligatoriamente in due.
I minuti trascorrevano lentamente come fossero ore nel silenzio di quella stanza.
Puntini colorati si muovevano nella mappa in maniera ordinata avvicinandosi sempre più all’ingresso di Struttura.
Il maggiore continuava a fissare la mappa sul monitor senza distogliere lo sguardo, era proteso in avanti sulla sedia con i gomiti sul tavolo e le mani giunte all’altezza del mento che gli sorreggevano il peso della testa.
I suoi occhi sembravano persi in quello che poteva essere benissimo un mare di pensieri senza capo ne coda.
Quando le lucette rosse iniziarono a muoversi sulla linea dell’ascensore di Struttura il Maggiore mosse stancamente una mano verso un interruttore lì vicino.
“Come andiamo Dottore? Stanno arrivando.”
La voce un po’ metallica del dottore uscì dagli altoparlanti interni alla sala.
“Spero solo che non siano così svegli da capire.”
Il maggiore intanto si era alzato e spostato poco distante dell’ingresso dell’ascensore, dritto e fiero in attesa.
L’ascensore si era appena fermato e pochi istanti dopo le porte iniziarono ad aprirsi.
All’interno della montagna il pulviscolo di calcinacci caduti stava lentamente diradandosi la luce delle lampade di sicurezza illuminava a malapena l’interno.
L’entrata era completamente ostruita dalla frana.
“BRAVI! Proprio BRAVI!”
Quelle parole sarcastiche non potevano che venire dal Colonnello Baldini coperto da un sottile strato di polvere su tutto il corpo ma perfettamente integro anche se un po’ acciaccato.
“Avvisate gli altri fuori di prendere quei bastardi e di iniziare a scavare per aprirci una strada d’uscita. Noi ora abbiamo altro da fare. MUOVERSI!!!”
Gli altri militari, anche se malconci e feriti si misero subito a disposizione per seguire Baldini. Alcuni di loro erano veramente malconci ma forse temevano di più una sfuriata del colonnello che la morte stessa.
In breve tempo quel manipolo di una dozzina di persone superò le ultime difese interne per arrivare infine all’ascensore di servizio per Struttura.
Lo sguardo di Baldini era pieno di una felicità latente che sembrava dover esplodere da un momento all’altro e la sua impazienza era ad un limite di non ritorno. Sembrava come un bambino il giorno del suo compleanno davanti ad un regalo scalpitante per scartarlo.
Quando i tre tecnici che lavoravano per sbloccare l’ascensore riuscirono ad avere il controllo Baldini non riuscì a trattenere un urletto di soddisfazione.
“Era ora! Muoversi!”
La discesa in Struttura per chi non l’aveva mai fatta era veramente emozionante e i militari sebbene ben addestrati non riuscivano a staccare lo sguardo da tutto quello che era lì attorno a loro, Baldini invece si mise davanti alla porta in attesa che l’ascensore si aprisse sulla sala di comando di Struttura.
Quando le porte si aprirono Baldini e Testoni erano nuovamente faccia a faccia dopo mesi dall’ultima volta, quando le intenzioni di una persona furono chiare a tutti.
Baldini uscì dall’ascensore senza distogliere lo sguardo da Testoni permettendo l’uscita dei militari che si sparpagliarono per la stanza e iniziarono l’ispezione delle altre stanze.
La tensione tra i due la si poteva benissimo vedere ma nessuno dei due sembrava voler prendere la parola per primo.