Ormai ci eravamo adattati a quella vita, scavare e dormire.
Finché quel giorno non vidi nel cielo tutte quelle fortezze volanti.
Ancora oggi ricordo la loro visione con un ché di impressionante, il cielo pieno e bombe che iniziarono a cadere come fossero gocce d’acqua.
Io ero andato a prendere il rancio per i miei amici che stavano lavorando nei tunnel delle fogne.
Cercai immediatamente un posto riparato, come se ce potesse essere uno, e aspettai lì, quasi in lacrime la fine del bombardamento.
Quando mi resi conto che era tutto finito corsi verso i miei compagni, alcuni erano riusciti a salvarsi e ora stavano cercando di aiutare gli altri, ma c’era ben poco da fare.
Vidi molti miei amici morti, a pezzi, con guardie tedesche lì vicino ridotte nelle medesime condizioni.
Tutto avvolto e impastato in un mare di sangue.
Una visone che ancora oggi dopo tanti anni mi da incredibili problemi.
La vita però continuava, come anche i bombardamenti.
Sovente avevamo un posto riparato alle pendici della montagna dove ci dirigevamo per stare al sicuro.
Eravamo circondati anche da cittadini comuni, oltre che da guardi e questo dava una parvenza di normalità , ma vedevo nei loro volti le nostre stesse incertezze, paure, dolore e stato di impotenza.
In fin dei conti non eravamo così diversi e lo capii proprio conoscendo una famiglia che aveva iniziato a darmi qualche avanzo in cambio di aiuto nei lavori.
Gli uomini erano quasi tutti al fronte e le donne non riuscivano a badare casa senza l’aiuto di uomini.
Poi arrivò un altro sfortunato giorno in cui mi trovavo proprio da quella famiglia durante un bombardamento.
Non riuscii ad andare nel mio solito rifugio ai piedi del monte.
Proprio quel giorno una bomba raggiunse il mio solito rifugio.
Molti altri miei amici e innocenti cittadini perirono inutilmente, mentre io iniziai a domandarmi perché avevo avuto quella fortuna.
Poi finalmente la guerra finì e provai di ritornare a casa mia.
Mi ci vollero quasi 2 mesi per coprire la distanza, ma finalmente arrivai e subito mi rimboccai le maniche per ricostruirmi un futuro.
Mi sposai, misi su casa, ebbi dei figli e dei nipoti e dentro di me speravo che il mondo sarebbe finalmente migliorato.
Ma ora quasi alla fine della mia vita, mi trovo a guardare questo paese, sul baratro di una immensa crisi, con la microcriminalità a livelli esponenziali, sempre meno servizi e quei pochi pure difettosi, la paura costante di non arrivare a fine mese o di essere aggrediti per la misera pensione di 500 euro o anche meno.
Questo è solo un esempio, perché io vedo tante cose sbagliate che non mi piacciono e vorrei cambiarle, ma ormai non ne ho più la forza, la mia vita l’ho vissuta, ho già fatto la mia parte.
Certo che ogni tanto mi fermo e mi domando a che è servita quella guerra in cui tanti uomini sono morti, se tutto quello che ha portato ora è dimenticato e quegli stessi ideali che sono stati combattuti ora sono ritornati all’apice.
Ora però è il turno dei miei nipoti per plasmare questo mondo, speriamo che non vengano bloccati da chi ormai la vita l’ha già quasi completamente vissuta e non ha più il diritto di imporsi con così tanta forza per un mondo che gli appartiene ogni giorno sempre meno.